L’EREMO
All’interno della Riserva Regionale Gole di San Venanzio, la chiesa, a pianta rettangolare, venne costruita su uno sperone roccioso a strapiombo sul fiume. All’interno, ai lati dell’altare maggiore, due porticine conducono una alla loggia, l’altra ad un ambiente adibito a sagrestia, dove ancora oggi si conservano tracce di affreschi quattrocenteschi. Davanti all’altare maggiore, protetto da una balaustra, c’è l’accesso alla Scala Santa, completamente scavata nella roccia; essa conduce ad una piccola grotta identificabile con la parte più antica della struttura, dove i fedeli vedono nelle forme della roccia l’impronta del corpo di San Venanzio. Nel XVI secolo vennero costruiti i due piani del loggiato per offrire ai fedeli un percorso più sicuro per raggiungere la grotta del Santo. Il loggiato superiore, posto allo stesso livello della chiesa, presenta ampi finestroni sul lato orientale ed è collegato, tramite pochi gradini, al loggiato inferiore. La chiesa, meta di frequenti pellegrinaggi, è dedicata al giovane Venanzio che si convertì al cristianesimo intorno alla metà del 200, e decise di ritirarsi in queste remote lande con il maestro Porfirio. Oggi nell’eremo è praticata una forma di litoterapia: i devoti si distendono sulla roccia che reca l’impronta del Santo per curare i dolori artritici.
L’ARTISTA
Federico Cavallini è nato a Livorno nel 1974. Dopo gli studi tecnico-commerciali si è laureato in Storia dell’arte medioevale all’Università di Lettere e Filosofia di Pisa. Nel 1994 ha soggiornato a Londra dove ha seguito le lezioni di storia dell’arte alla National Gallery tenute tra gli altri da Ernest Gombrich. Trasferitosi a Roma nel 2005 ha lavorato per un breve periodo nelle studio di Fabio Mauri. Ritornato a Livorno, nel 2012 ha partecipato alla fondazione del collettivo Carico Massimo. Tra le mostre principali si ricordano quelle a La Nuova Pesa (RM), al Mausoleo di Santa Costanza in collaborazione con Fondazione VOLUME! (RM), a Villa Romana (FI), all’Ambasciata d’Italia a Berlino. Nel 2015 è presente nell’allestimento della collezione La Gaia (CN). Da sempre incuriosito dai gesti primordiali del fare umano come la raccolta, la catalogazione e la manipolazione dei materiali sostiene la tesi per cui l’arte nasce da un desiderio innato di trasformazione interrotto solo dall’atto di creazione che è primordiale e in qualche modo mortale. Vive a Livorno.
L’OPERA
Tra gli elementi che caratterizzano l’Eremo di San Venanzio vi è sicuramente l’acqua, simbolo vitale per eccellenza. Federico Cavallini ha deciso di usare quest’ultima come elemento scultoreo: realizzando un video che ha come protagonista un ammasso di schiuma creatosi tra le rapide del sottostante fiume Aterno e imprigionando le acque del torrente in dei sacchetti di plastica, uniti poi tra loro. Da un lato c’è la volontà di fermare il flusso continuo dell’acqua, dall’altro quello di elevarla (riportandola “in quota” e concentrandosi sulla sua energia potenziale). Se l’acqua è simbolo di rinascita (anche nel battesimo viene presa, elevata e poi lasciata cadere sul capo), creare dei micro-ambienti all’interno di un contenitore trasparente vuol dire bloccare la vita, metterla tra parentesi per studiarla da vicino. Una scultura trasparente e una bolla ondeggiante diventano quindi metafore e, in qualche modo, anche strumenti di denuncia del grado di inquinamento del fiume Aterno.
INFO e CONTATTI
come raggiungere l’eremo:
Dalla piazza del paese prendere la strada che conduce a Vittorito, dopo qualche km incontrerete, sulla sinistra, l’indicazione al Santuario
orari:
sabato e domenica 10:30 – 13:00 15:30 – 18:00 (o su appuntamento contattando l’Ufficio della Riserva al numero 0864 726058)