Eremo Madonna di Coccia (CAMPO DI GIOVE) – EMANUELA BARBI

L’EREMO

Costruito in appoggio ad una roccia, l’eremo si inserisce in senso trasversale rispetto al pendio della montagna, adattandosi all’orografia del terreno. È formato da due ambienti: una piccola chiesa rettangolare e un settore abitativo d’impianto quadrangolare contiguo alla chiesa, ma ad una quota più bassa.

La chiesa presenta in facciata un portale settecentesco e due finestrelle rettangolari in pietra grigia; internamente vi è  un piccolo tabernacolo in stucco nel quale un tempo era collocato un bassorilievo raffigurante la Madonna con il Bambino.

L’unica notizia storica certa è incisa sull’architrave del portale di ingresso alla chiesa; l’iscrizione ricorda il restauro del 1748 finanziato da un tale Michele Vella.

Probabilmente la chiesa era stata danneggiata e abbandonata in seguito al terremoto del 1706. La Madonna di Coccia, insieme alla chiesa di San Germano di Pacentro, costituisce uno dei pochi esempi superstiti in Abruzzo di chiesa-rifugio-stazzo. Il luogo, infatti, era un punto di passaggio obbligato per chiunque volesse raggiungere lo stazzo del Guado di Coccia e offriva un rifugio sicuro per la notte.

L’ARTISTA
Emanuela Barbi è nata a Pescara nel 1966, dove vive e lavora. La ricerca dell’artista rivolta all’ascolto profondo e intimo della natura, del corpo e della spiritualità, concretizzatosi in esperienze estreme in cui la vita si intreccia con il carattere performativo dell’azione artistica. L’osservazione meravigliata e innocente degli accadimenti che percorre l’intero corpus di opere dell’autrice è la chiave di lettura costante che viene offerta allo spettatore per decifrare le fotografie, le performance, le sculture e i video spesso composti da elementi naturali.

L’OPERA
Madonna di Coccia – Sul sentiero della Libertà, Campo di Giove, 2016, Osso di seppia, filo di ferro e foglia d’oro, Dimensioni ambientali; Ex Voto – Depositi, Sul sentiero della Libertà, Campo di Giove, 2016, Detriti marini, Dimensioni variabili

Emanuela Barbi scopre nell’osso di seppia una naturale forma ogivale, con chiari rimandi alla figura femminile. Per assonanza visiva e simbolica, dedica questa scultura spontanea alla Madonna di Coccia, l’originale statua votiva mancante perché rubata tempo fa. Nella parte interna della finestra, invece, il davanzale accoglie alcuni detriti raccolti su una spiaggia locale. In prima battuta l’intera installazione sembra un ideale collegamento fra il mare e la montagna – le due anime dell’Abruzzo. Ma è anche un’evocazione dei ritmi di natura. Un richiamo all’imperscrutabile circolarità del loro equilibrio. Come si vede, per esempio, nel carbonato di calcio dell’osso di seppia, materiale organico con cui gli uccelli amano rifarsi il becco, e nei frammenti marini che ricordano i fossili e le terre emerse.

INFO e CONTATTI

come raggiungere l’eremo:

Dal paese si prende un strada che porta verso la stazione di Palena; un chilometro dopo il cimitero si imbocca sulla sinistra una strada bianca che sale verso la montagna. Dopo circa 1200 metri si lascia l’auto in corrispondenza, sulla destra, di un sentierino che taglia diagonalmente la montagna ed è ben visibile anche dal basso (tempo previsto: circa un’ora).

orari:

per visitare l’eremo è necessario chiedere le chiavi al Centro Informazioni di Campo di Giove e Cansano – Tel. +39.320.8134997 – +39.0864.576185 – Email: info@majellatrekking.eu