L’EREMO
Le origini dell’abbazia risalgono all’832, anno in cui il complesso risulta nell’elenco dei possedimenti del monastero di Santo Stefano in Lucania di Tornareccio, come donazione da parte di Pipino il Breve. Divenuta subito luogo di rifugio e spiritualità per monaci ed eremiti, passa di mano in mano (nel 1452, ad esempio, venne unita al Capitolo Vaticano) fino al definitivo abbandono avvenuto l’8 settembre 1818. Interamente ricoperta, per ben dodici metri, dai detriti di un’alluvione, nel 1891 furono eseguiti i primi scavi per il recupero, completato solamente nel 2009. Oggi il cortile interno permette l’ingresso ad un portico originariamente a tre arcate sorrette da quattro colonne; sul lato nord c’è un campanile a vela mentre il portale della chiesa è del XIII secolo. L’interno è diviso in tre navate dalla planimetria irregolare e presenta una pavimentazione a lastre di pietra nella zona presbiteriale. A nord un muro a tre arcate, sul quale sono presenti tracce di affreschi, porta ad un ambiente più antico interamente scavato nella roccia. Secondo la leggenda Fra Martino, che aprì gli stretti valichi tra le rocce per permettere agli abitanti del posto di raggiungere i pascoli e le sorgenti poste in alto, avrebbe lasciato sulla roccia i segni rotondi dei gomiti usati per aprire il varco.
L’ARTISTA
Mario Airò (1961) proviene da studi con Luciano Fabro e da un intenso rapporto con artisti coetanei del gruppo noto come “Lazzaro Palazzi”. La collaborazione con l’uno e con gli altri,
centrata sull’opera come processo e come sintesi formale, ha accompagnato la sua crescita e ha formato un corpus di lavori in cui i fenomeni vitali vengono a rivelarsi in forme poetiche,
semplici, sovente volte alla temporaneità e all’afferrare momenti transitori. Senza mai privilegiare alcuna tecnica, Airò incarna un modo di concepire il linguaggio artistico privo di ogni dogma e libero di agire in modo flessibile. La sua opera non parte dunque da un atteggiamento religioso ma ha in sé un lato fortemente spirituale, venato quindi anche di attenzione per fenomeni quali l’alchimia o la scienza, intese come percorsi in cui la vitalità
si trasforma e raggiunge con più chiarezza il suo senso. Tra le più importanti esposizioni cui ha partecipato si segnalano: I Moscow Biennale of Contemporary Art, Mosca (2005); 51. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2003); Kwangju Biennale (Corea 2004); 47. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (1997).
L’OPERA
Mistica moderna, 2017
All’interno di quel che resta dell’abbazia di San Martino in Valle Mario Airò ha realizzato un intervento composto da una semplice luce magenta (che si riflette sullo stipite di una piccola finestrella che affaccia sul muro settentrionale) e dal possente volume “The Exegesis” di Philiph Dick (1928-1982). L’accostamento tra i due elementi non è peregrino ma fa riferimento ad un episodio della vita del celebre scrittore americano: nel 1974, infatti,
Dick fu folgorato dal un fascio di luce rosa proveniente da un ciondolo portato da una misteriosa ragazza dai capelli scuri. In seguito a questo episodio ebbe una serie di visione ed episodi di chiaroveggenza che lo portarono a scrivere proprio l’Esegesi, una vasta raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico a partire dai quali elaborò la celebre Trilogia di Valis, punto d’arrivo della sua esperienza letteraria. L’intento di Airò è dunque quello di mettere a confronto la tensione mistica cristiana, che così tanto caratterizza l’esperienza degli eremiti abruzzesi, e il misticismo di impronta laica della contemporaneità incarnata in maniera emblematica da quello che è considerato uno dei padri della fantascienza.
INFO E CONTATTI
Come raggiungere l’eremo:
Da Fara San Martino raggiungere le sorgenti con l’area pic-nic e oltrepassarle; al bivio successivo prendere a destra e procedere lungo una strada sterrata.
Dopo 200-300 m. si arriva a un bivio; girato a destra ci si ritrova immediatamente in un ampio parcheggio dove è possibile parcheggiare l’automobile. A questo punto percorre a piedi altri 100 m. in direzione della montagna fino a un secondo parcheggio chiuso da una sbarra (è possibile parcheggiare anche qui). Sorpassata quest’ultima, alla fine della strada carrabile, inizia il sentiero montano. In poco meno di 5 minuti, passando per le Gole di Fara San Martino, si arriva all’Abbazia.
Orari:
Sito sempre accessibile.
È possibile vedere il lavoro dall’esterno del Complesso di San Martino in Valle seguendo il muretto perimetrale. L’accesso all’interno del recinto e concesso sono su richiesta o in caso di eventi specifici.