L’EREMO
Su una parete a picco della Valle dell’Orfento, sotto Pianagrande, quello di S. Giovanni è fra i più spettacolari e inaccessibili eremi celestiniani del Parco della Maiella, tanto che ancora oggi per accedervi è necessario “strisciare” pancia a terra attraverso un’aerea cengia rocciosa. Di particolare interesse è l’impianto idrico realizzato nell’eremo per la raccolta e decantazione dell’acqua e interamente scavato nella roccia.
Grazie alla pace offerta da questo isolato lembo di Valle dell’Orfento, Pietro da Morrone rimase qui quasi nove anni, dal 1284 al 1293. Dell’antico convento (con chiesa e cellette), oggi rimane solo la parte eremitica, alla quale si accede attraverso una scalinata intagliata nella parete rocciosa, composta da due ambienti con numerose nicchie e un altare. La legenda vuole che non passi nella stretta cengia di accesso all’eremo chi sia figlio illegittimo.
L’ARTISTA
Calixto Correa Ramirez è nato il 24 marzo 1980, nella città di confine di Reynosa Tamaulipas in Messico. Ha studiato Arti Visive presso la Scuola Nazionale di Pittura, Scultura e Incisione La Esmeralda (2004-2008) di Città del Messico, trasferendosi per un periodo a Bogotà, in seguito ad uno scambio con la Facoltà di Belle Arti presso l’Università Nazionale della Colombia (2007). Nel 2009 è stato allievo di Jannis Kounellis. Ha tenuto mostre personali in il Museo del Novecento a Castel Sant’Elmo, Carrillo Gil Museum, Città del Messico Museo, la Galleria Yautepec e, fuori del Messico, negli Stati Uniti, Austria, Francia, Italia e Croazia.
Nel 2015, è stato il vincitore del premio Livello 0 Art Verona ed è stato un residente a Casa Wabi, Oaxaca, Messico. Nel 2014, è tra i 10 finalisti del Premio Arte Verona, e selzionato alla XVI Biennal of Photography, alla I Biennal of Landscape e la I Biennal of the Borders in Messico. Nel 2012 gli è stato assegnato un premio acquisto alla Biennale di Emerging Art a Monterrey in Messico, nel 2010 è stato selezionato al Salone della Fotografia di Nuevo Leon. Le sue opere si trovano al Centro di arte e Natura, Beulas Fondazione, Huesca, Spagna; nella collezione CONARTE a Monterrey, Nuevo Leon e nella collezione del Museo d’Arte contemporanea di Tamaulipas (MACT) nonché in collezioni private in Spagna, U.S.A, Italia e Messico. Attualmente vive e lavora a Roma.
L’OPERA
32 45 62 59 61, 2016
Nei giorni precedenti la mostra l’artista ha ripercorso il sentiero che porta all’Eremo di San Giovanni realizzando un’azione che ha come protagonisti il paesaggio, l’eco e l’ambiguo rapporto tra astrazione e natura e tra volontà e desiderio. Ramirez infatti, durante il suo cammino, ha gridato al vento il proprio numero di telefono, lasciando che in numeri rimbombassero nella valle. Il contrasto tra l’isolamento della vita eremitica e il tentativo, quasi disperato, di lasciare un segno per essere contattati diventa anche metafora della contemporaneità, di un mondo interconnesso che rende impossibile ogni forma di clausura. Allo stesso tempo i numeri, lasciati vagare nei boschi, sottolineano il rapporto tra naturale ed artificiale. Questi ultimi, infatti, sono un’astrazione umana ma, allo stesso tempo, regolano e descrivono la natura dal momento che, come sosteneva Galilei, il modo è scritto “in lingua matematica”. Le dieci cifre gridate dall’artista sono, quindi, anche un tentativo di dialogo con il paesaggio ma, se la crescita di un albero e delle sue foglie è regolata dalla serie di Fibonacci, i numeri di Ramirez non seguono nessuna logica o armonia, sottolineando il distacco tra uomo contemporaneo e ciò che lo circonda: paradossalmente un nuovo tipo di isolamento. L’artista ha inoltre lasciato nell’eremo una sorta di piccolo ex-voto ispirato alla performance, una traccia fisica che è andata ad aggiungersi ai numerosi oggetti devozionali lasciati dai fedeli che raggiungono San Giovanni all’Orfento.
INFO e CONTATTI
come raggiungere l’eremo:
Per visitare gli eremi della Valle dell’Orfento bisogna sempre passare al Centro Visite di Caramanico Terme in via del Vivaio (tel. 085.922343 email info@majambiente.it) per chiedere il permesso al Corpo Forestale dello Stato. Con un fuoristrada è possibile, dalla frazione di Decontra, percorrere una carrareccia (per alcuni tratti molto sconnessa) di 8 km che conduce a Piana Grande. Da lì, in circa 30 minuti (seguendo il sentiero S – dello spirito), passando per una suggestiva faggeta e straordinari punti panoramici, si arriva all’eremo. Se non si possiede un fuoristrada il sito è raggiungibile, in circa 3 ore, partendo dal Centro Visite e seguendo sempre il sentiero S.
ATTENZIONE: L’ingresso è sconsigliato a chi ha paura del vuoto, soprattutto a causa del passaggio obbligato di circa 2 metri, da percorrere sdraiati su di uno stretto balconcino di roccia, sospesi a circa 10 metri di altezza.
orari:
Il Centro Visite è aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 13.00 (dal 15 giugno al 15 settembre anche il pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 19.00).